//Usura di stampo mafioso – Un fenomeno in continua evoluzione

Usura di stampo mafioso – Un fenomeno in continua evoluzione

L’usura di stampo mafioso è una piaga che colpisce ogni anno più di 200.000 persone e imprenditori italiani. Le organizzazioni mafiose usano questo strumento nei periodi di crisi economica per appropriarsi d’imprese italiane in difficoltà e infiltrarsi silenziosamente nel mercato legale.

di Roberta D’Amore

Il reato d’usura rientra nei delitti contro il patrimonio ed è classificato come reato finanziario. Usura ed estorsione sono spesso due facce della stessa medaglia in quanto sono entrambi strumenti che vengono utilizzati dalle organizzazioni criminali per mettere in atto uno schema più ampio con fine ultimo l’ottenimento di vantaggi economici e l’affermazione del proprio potere tramite la violenza e l’intimidazione.

Una differenza sostanziale tra questi due reati è il target: l’estorsione opera meglio e più efficacemente in territori con un’alta vivacità economica, al contrario dell’usura che invece prospera nei contesti di crisi e difficoltà economica. La criminalità è infatti in grado d’intercettare i bisogni delle persone e delle imprese, aprendo le proprie braccia a coloro che si vedono rifiutato l’aiuto dai canali legali di ricorso al credito.

Usura: i numeri del fenomeno

Questo reato, già prima della pandemia, registrava ingenti quantità di denaro movimentato: 40 mld di euro l’anno, di cui 15 mld movimentati dalle mafie. I costi per i commercianti (principalmente in interessi restituiti) ammontavano a oltre 20 mld, con più di 200.000 vittime all’anno. È un fenomeno in continua evoluzione, nonostante sia di origini antichissime. Riesce ad adattarsi alle novità del contesto e sfrutta magistralmente le situazioni di crisi vissute ciclicamente dal nostro Paese.

Chi è maggiormente a rischio?

Non è facile definire l’usura con precisione in quanto si sviluppa con modalità diverse, scaturisce da necessità sempre nuove e le variabili che la influenzano sono numerosissime.Se prima si trattava di un fenomeno che interessava principalmente i singoli e le famiglie, dagli anni ’90 in poi si è affermato sempre di più nella vita delle imprese, soprattutto delle PMI, colonna portante dell’economia italiana. Le piccole e medie imprese sono la categoria maggiormente a rischio d’infiltrazione mafiosa.

Per queste imprese, una risorsa chiave che è stata, ed è ancora, oggetto di scarsità artificiale, è il credito. Le imprese incorrono in gravi difficoltà di accesso al credito bancario, anche in momenti di bisogno temporaneo, poiché i prestiti vengono “dirottati” sulle imprese raccomandate. Si aggiunge a ciò il fatto che le piccole e medie imprese, proprio perché di dimensioni inferiori, sono considerate meno stabili e sicure da parte delle banche. Essendo più fragili dal punto di vista patrimoniale incontrano maggiori difficoltà nell’ottenere prestiti: aumenta così il rischio di proliferazione di forme di credito illegale. Si stima che artigiani e commercianti rappresentino circa il 60% delle vittime di usura. Un terzo di questi imprenditori si trovano in Campania, Lazio e Sicilia.

L’impresa legale-illegale

Tabella: Principali espressioni del prestito a nero.

Macro categorie di espressione usurariaModalitàGaranzia richiestaPrincipali vittime
Prestito di vicinato
Usura di
quartiere a opera di piccoli gruppi locali
Piccoli prestitiFamiglie
Soggetti già indebitati
Piccoli commercianti Artigiani Giocatori d’azzardo e vittime di
altre dipendenze
Famiglie
Soggetti già indebitati
Piccoli commercianti
Artigiani
Giocatori d’azzardo e vittime di altre dipendenze
Rete usuraia professionalizzataAssegni postdatati Cessazione di beni Quote di aziendePiccoli commercianti Artigiani
Comuni cittadini
Piccoli commercianti
Artigiani
Comuni cittadini
Prestiti a
interessi
alti
Quote aziendali e
patrimoniali
Imposizione di
fornitori e di
personale
Quote aziendali e
patrimoniali
Imposizione di
fornitori e di
personale
Piccoli e medi imprenditori
Grandi
imprenditori

Fonte: Unioncamere (2014). Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura. Sulle tracce di un crimine invisibile.

Il giro d’affari generato dall’usura di stampo mafioso è enorme: i tassi d’interesse variano in ogni provincia italiana, con picchi fino al 1500% a Roma. Non è possibile quantificare con precisione la mole di denaro che finisce nelle tasche dei clan in quanto gli unici dati ufficiali a disposizione derivano dalle sentenze della magistratura e dalle denunce, che rappresentano solo una piccola parte di questo complesso e vasto fenomeno.

L’imprenditoria italiana si trova ad affrontare oggi una situazione di particolare difficoltà: nei contesti di fragilità le attività criminali proliferano e modificano le normali dinamiche competitive di mercato, rallentando la crescita e l’innovazione nel nostro Paese.

Più la garanzia è preziosa e di valore, maggiore è l’interesse dell’usuraio nel fare in modo che il debitore non riesca a restituire la somma. Il tasso d’interesse diventa quindi solo una delle numerose leve che la criminalità sfrutta per appropriarsi d’imprese ed entrare nel mercato legale, infiltrandosi nel tessuto imprenditoriale italiano in maniera capillare e silenziosa.

I clan sfruttano le condizioni economiche e strutturali del nostro Paese per infiltrarsi nel tessuto imprenditoriale italiano e implementare i propri commerci illeciti. Così facendo creano una “economia parallela” a metà tra l’ambito legale e quello illegale, la cosiddetta “area grigia”.

Nella classificazione proposta da Fantò sono elencate tre modalità d’infiltrazione delle mafie nel tessuto imprenditoriale:

  1. L’impresa legale-criminale: i titolari sono parte del clan e fanno uso della violenza per portare avanti gli affari. Il capitale utilizzato è di origine illecita, anche se le attività in cui è impiegato non sono necessariamente illegali e la forma giuridica della società è lecita.
  2. L’impresa illegale-legale: i titolari sono mafiosi, ma aumenta l’uso di prestanome. Il capitale è derivante da illeciti, ma non si utilizza più la violenza per fare affari, infatti spesso basta l’intimidazione e il “nome” quando c’è ampio insediamento nel territorio.
  3. L’impresa legale-illegale: non è gestita dai clan ed è preesistente. È un’impresa che ha rapporti di collaborazione con la mafia e ne utilizza quindi i capitali.

Nell’evoluzione dal primo al terzo tipo d’impresa diminuisce la visibilità dell’organizzazione mafiosa. Di conseguenza, la penetrazione nei settori interessati è sempre più pervasiva e meno facile da riconoscere.

L’impresa legale-illegale è quella che meglio si addice alle imprese che sono vittime degli usurai mafiosi: queste rimangono formalmente sotto il controllo dei proprietari originari, ma di fatto sono gestite dalla rete usuraia, che esercita il proprio dominio non solo con le pressioni tipiche degli strozzini, quindi creando un clima d’intimidazione e sottraendo risorse sotto forma di interessi alle vittime, ma interferendo negli affari imponendo contratti con propri fornitori oppure costringendole ad assumere persone del proprio network, fino a intraprendere vere e proprie attività illegali.

Concludendo, rendere meno complessa la concessione di credito alle imprese in difficoltà e migliorare le politiche di welfare volte a limitare le conseguenze delle crisi economiche sono obiettivi che le Istituzioni pubbliche e gli istituti di credito dovrebbero perseguire per fare in modo che sempre meno persone cadano nella rete criminale del credito illegale.

Mafia Spa è la prima impresa italiana per fatturato e utile netto e per eliminarla è necessario colpire il suo patrimonio confiscando i beni e bloccando le entrate derivanti da racket e usura. Per questa ragione, la comprensione e lo studio delle dinamiche interne alle organizzazioni criminali e alle imprese legali-illegali che operano nella “zona grigia” è di essenziale importanza. Ed è evidente come la lotta alla mafia in Italia non possa prescindere dal sostegno al tessuto imprenditoriale, in particolare al Sud e nelle Isole.

(Questo articolo è parte della colonna mensile “Sulle nostre gambe” della rivista universitaria Tra i Leonin collaborazione con la nostra associazione.)