Il “matrimonio dell’anno” in diretta tv, tra giocolieri, carrozze e mancati permessi. La ricostruzione della love story tra Tina Rispoli e Tony Colombo e il suo lato oscuro, emerso dall’inchiesta “Camorra Entertainment” di Fanpage.
Milano, 30 marzo 2020
di C. Gazzola
La famiglia di Tina è il vero nocciolo della questione e sembra essere anche la nota più dolente quando viene accostata ai novelli sposi. Francesco Piccinini a un tratto domanda a Tina chi fosse Giuliano Gianluca. Dopo un attimo di esitazione, la signora Colombo risponde piccata di non voler intavolare l’argomento; l’unica frase che le scappa è “era il fidanzato di mia sorella”, poi gli ospiti cominciano ad agitarsi e a parlarsi sopra. Lui, con loro, non c’entra nulla. Ecco forse trovato il nervo scoperto che potrebbe far cadere la loro copertura. Giuliano Gianluca, infatti, era sì il fidanzato della sorella di Tina, Maria, ma appena dopo l’uccisione di O’ Moncherino si presentò in commissariato, forse non sentendosi più al sicuro, e si pentì, confessando che Gaetano Marino era uno dei boss della camorra secondiglianese. Tony e Tina non ci stanno e protestano a gran voce: “Perché volete per forza legare la camorra a noi?”. Tutti sapevano chi fosse Gaetano, tranne lei. Tutti associano la sua famiglia e quella dell’ex marito alla camorra, ma lei non ne fa parte. Lei non è una vedova di camorra, è solo una donna che è stata chiusa in casa per diciassette anni e che ora ha diritto a dimenticare il passato e rifarsi una vita. In un crescente climax di tensione, l’apice si raggiunge quando Giletti chiede alla regia di mostrare una grafica in cui compare parte dell’albero genealogico dei rami Rispoli – Marino. Ecco chi sono i parenti di Tina: da una parte, Vincenzo e Raffaele Rispoli, i fratelli, entrambi già condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso, considerati fedelissimi del clan Di Lauro e suoi riciclatori; Nicola Rispoli, detto ’O Boxer, il padre, anch’egli affiliato al clan Di Lauro; Maria Rispoli, la sorella, anche lei vedova di camorra. Dall’altra parte, oltre al marito Gaetano troviamo Gennaro Marino, fratello di Gaetano, arrestato nel 2004 nel pieno della faida di Scampia e detenuto al 41bis; Crescenzo Marino, il suocero, detto “McKay” per la sua somiglianza con un personaggio di una saga western, che nella sete di vendetta del clan Di Lauro non è stato risparmiato nemmeno per la sua età avanzata; Crescenzo Junior Marino, il primogenito avuto dal precedente matrimonio, condannato a 4 anni per aver staccato a morsi l’orecchia di un rivale in amore e oggi ai domiciliari. Tony e Tina si arrabbiano per questo gesto e minacciano di abbandonare gli studi di La7, perché sono due persone incensurate e non vogliono pagare le pene degli altri, con cui non hanno nulla a che fare. Eppure, alcuni personaggi interessanti come questi erano invitati al matrimonio e i rapporti con loro, in aggiunta a quelli familiari in senso stretto, sembrano essere piuttosto amichevoli: oltre ai parenti, infatti, tra gli ospiti troviamo Genny Carra, boss del rione Traiano, arrestato pochi giorni dopo al matrimonio per associazione mafiosa, che in un video si vede cantare abbracciato a Tony. Nella lista degli invitati compare anche un tavolo di otto persone il cui cognome non ha bisogno di ulteriori spiegazioni: sono proprio i Di Lauro, che però, pare, alla fine non si siano presentati. La giustificazione fornita dal neomelodico è che il loro è stato un matrimonio “a porte aperte”, dove più di 2000 persone si sono presentate per salutare e fare gli auguri. E che fai, gli chiudi la porta in faccia? O non inviti i tuoi cognati al matrimonio? Tra parentesi, Vincenzo e Raffaele Rispoli sono anche noti per l’estorsione e le minacce esercitate nella zona in cui detengono le redini del potere, presso Largo Macello. Immaginate l’indignazione dei commercianti loro vittime quando hanno visto in diretta tv i loro aguzzini, che brindano e festeggiano nel lusso. A dirla tutta, non è la prima volta che un membro della famiglia sia comparso in televisione: nel 2010, infatti, durante il programma “Canzoni e sfide” in onda su Rai2, una bambina di 12 anni canta una tenera dedica per il suo papà. Quella bambina è Mary Marino, figlia di Tina e Gaetano, anche lei oggi cantante neomelodica. L’ignara conduttrice, Lorena Bianchetti, le permette di scendere in platea per dare un bacio a questo papà modello. Ed ecco che le telecamere inquadrano O’ Moncherino, con a fianco la moglie, ma attento a nascondere le protesi agli arti superiori. Evidentemente, anche in questo caso non sono stati controllati i documenti per iscriversi alla gara canora.
A seguito dell’uscita delle prime due puntate di Camorra Entertainment, il 28 ottobre Barbara D’Urso ospita ancora una volta Tony e Tina a Live – Non è la D’Urso per conceder loro la possibilità di spiegare la propria posizione, alla presenza di commentatori di un certo spessore, come Veronica Maya (showgirl e conduttrice, tra gli altri, de Lo Zecchino d’Oro e Unomattina), Alessandra Mussolini (che conosciamo tutti), Riccardo Signoretti (direttore del settimanale di gossip Nuovo), Simona Izzo (attrice) e Giampiero Mughini (giornalista e opinionista, editorialista su Libero), i quali devono dichiararsi a favore di o contro gli ospiti. Tony si difende subito dicendo che lui nella sua vita si è sempre e solo occupato di musica, senza alcun tipo di contatto con la malavita. A proposito del video in cui si vede ospite in Romania di Nicola Inquieto risponde che non poteva sapere che un anno dopo il suo “fraterno amico” sarebbe stato arrestato e ancora una volta, come dirà anche a Non è l’Arena, afferma di non chiedere i documenti ai fan che gli chiedono un selfie o ai clienti da cui si reca per cantare. Vi è sempre una sua insistenza sul non sapere, sulla buona fede e la presunzione di innocenza da parte di una persona che “fa solo il suo lavoro”. La prima a schierarsi dalla parte del neomelodico è, curiosamente, Alessandra Mussolini, la quale si dichiara apertamente contro Saviano e paragona la bellissima musica neomelodica alla volgarità della più recente musica trap. Arriva a dichiarare che la camorra è ovunque, che si infiltra ogniqualvolta vi sia un’opportunità lucrativa di business, “ma non nel neomelodico”. Se lo dice lei. Di tutt’altra opinione è Signoretti, il quale fa notare l’appellativo con cui Tony chiama un condannato a 16 anni per associazione di stampo criminale e accusato di essere il prestanome di nientepopodimeno che Nicola Zagaria. Si fa riferimento a quando Tony fu invitato in Romania da Nicola Inquieto, citato sopra. Il cantante prontamente ribatte che si tratti di una questione squisitamente culturale: a suo dire, “esiste un italiano da Roma in su e uno da Napoli in giù” (rimane il mistero di quale lingua si parli nel mezzo), in Meridione le persone sono “più leggere” nel chiamarsi, pertanto è normale riferirsi a persone conosciute un’ora prima come “amici fraterni”. Insomma, è solo una differenza di linguaggio tra Nord e Sud Italia. Io ho molti amici del Sud Italia, ma nessuno mi ha mai chiamata “sorella”. Magari conosco solo persone di Caserta. Tony si autodefinisce un “uomo del popolo”, che viene dal nulla, quindi si sente onorato ogni volta che qualcuno lo invita a cantare. E tanti saluti alla fedina penale. Anzi, è lui stesso a decantare, ospite da Giletti, un’ampia rosa di malavitosi tra coloro che gli chiedono foto e lo invitano alle loro feste per cantare, così come accade per tutti i neomelodici. Mal comune… E il suo ex manager, Iacovo, indagato nell’inchiesta Camaleonte? Tony dice di non essere interessato alla vita privata del suo manager. Forse (forse!) ha avuto problemi di truffe in passato, ma a cui lui è estraneo. D’altronde, non può essere responsabile di quello che accade alle persone attorno a lui, è un personaggio pubblico. Ovvio.
La vera vittima, ancora una volta, sembra essere proprio Tina, la quale si lamenta di non poter pagare e continuare a portare una croce che sembra non avere fine solo per essersi innamorata di un uomo. Si conceda far notare che quest’uomo era un camorrista. “Lo dicono gli altri che era un camorrista, a me non risulta”. Non contento, Signoretti sottolinea anche che, a dirla proprio tutta, il suo ex marito non è morto di vecchiaia. La vedova, allora, replica che, se anche avesse sbagliato qualcosa, ha pagato con la sua vita. Vi è un senso di espiazione nelle sue parole, come se la morte potesse cancellare tutte le azioni compiute in vita. Non è necessario indagare oltre né scavare nel suo passato, non serve trovare un colpevole né una vera ragione dell’omicidio. È un semplice fatto accaduto, che ha lavato per sempre ogni infamia e ogni possibilità di dimostrare il contrario. Tina, infatti, non ha mai collaborato con la polizia di Latina per trovare il vero mandante dell’assassinio del marito. Il Comandante Mosca, a capo delle indagini, intravede in questo suo ostinato silenzio l’indizio decisivo per capire la vera natura della donna, che si dimostra essere davvero “donna di camorra”. Eppure, Tina non vuole sentirsi chiamare “vedova di camorra”, perché Gaetano Marino non era un boss: effettivamente, in vita non è mai stato condannato per associazione a delinquere. Tutti sapevano chi fosse, ma le prove non sono mai state sufficienti per dimostrarlo davvero nelle sedi dedicate. Rimane, però, il particolare della morte violenta, ma neanche questo fa di lui un capo mafia. “Si può morire anche per sbaglio”. No, Tina, chi muore per sbaglio sono le vittime innocenti.
Insomma, tra lei che ha vissuto per anni con un boss senza saperlo e lui che non chiede i documenti quando va a cantare, entrambi sembrano due persone un po’ “sbadate”, come le ha definite Selvaggia Lucarelli, in un mondo che vive anche di omertà e silenzi. Si è poi scoperto che pochi mesi prima del matrimonio, la House Colombo Dreams, l’ex casa discografica di Colombo con sede a Secondigliano, è stata vandalizzata con sette colpi di pistola contro la vetrina. Sempre la Lucarelli fa notare come Tony risulti spesso legato a personaggi ambigui, come l’ex manager, Iacovo, condannato in primo grado per usura, o il primogenito della nuova moglie, il quale porta lo stesso nome del nonno ucciso dalla camorra, oltre ad aver tatuato sulla schiena lo stesso soprannome. E queste persone sbadate godono del favore del pubblico, che segue tutti i loro viaggi, la loro ricchezza e i momenti della quotidianità che scelgono di condividere con il popolo social. Gli intervistati per la città il giorno del matrimonio commentano la giornata come importante per tutti e augurano tanta felicità agli sposi, che sono persone umili e di cuore. Magari è vero. Ma quante persone “normali” baciano sulla bocca un condannato al 41bis? Quante persone “di buon cuore” sono proprietarie di un’auto usata dagli Scissionisti, come è scritto in una sentenza del tribunale, sebbene Tina si difenda dicendo che la macchina era stata venduta e non era stato eseguito il passaggio di proprietà? Quanti di noi postano su Instagram foto con due pistole su un tavolino e il dito medio, per poi giustificarsi dicendo che le pistole erano finte e che erano il regalo di una mamma al figlio (già adolescente, n.d.r.) per giocare a “guardie e ladri” (se il figlio gioca a impersonare una guardia, chissà il padre, il marito e il suocero come si rivoltano nella tomba)? Ospite da Giletti, Tony ha precisato che viene invitato a cantare persino nelle Case Celesti, che sono case popolari dove vivono molte famiglie. Sono le stesse Case Celesti feudo, guarda caso, del clan Marino, una delle principali e più redditizie piazze di spaccio di Napoli, dove ci sono porte blindate e cancelli e muri al cui interno si nascondono le sostanze stupefacenti. Tony Colombo dice di non aver bisogno di alcun permesso per andare a cantare, nemmeno in luoghi come le Case Celesti, anche perché, diciamocela tutta, “in ogni zona di Napoli, dicono (dicono!) ci sono delle persone che comandano”. In effetti, va detto, Tony Colombo, se anche andasse in luoghi tristemente noti per la malavita, il suo compito rimarrebbe quello di cantare, non farebbe nulla di male e, quindi, ha ragione a non doversi giustificare. Se non fosse per una frase un po’ agghiacciante che aggiunge subito dopo, che cito testualmente: “Se non sei uno del sistema, non hai nulla da avere paura”. L’ha chiamato proprio così, sistema. Anche se, purtroppo, l’italiano orale non distingue tra lettera maiuscola e minuscola, quindi non è possibile sapere se intendesse il nome volgare per “riunione, complesso”, o se abbia utilizzato lo stesso termine con cui i clan campani si identificano al loro interno.
Ma la storia non finisce qui. La vicenda, infatti, ha avuto una grande risonanza mediatica e vi sono stati ulteriori sviluppi. Non sappiamo se la coppia si sia pentita di aver attratto su di sé così tanta attenzione pubblica e se ora pensi che tutto il clamore suscitato per un matrimonio da favola che, forse, doveva destare solo un po’ di invidia, in realtà si sia loro ritorto contro. Sui giornali e sui social sono apparse negli ultimi mesi diverse dichiarazioni e interviste alla coppia, Tony nelle scorse settimane è stato ospite della trasmissione Rivelo su Real Time e ancora una volta a Non è l’Arena, suscitando ogni volta ulteriori chiacchiere e occasioni di confronto. Sembra che Tony e il suo staff non abbiano ancora capito bene quale sia la procedura per organizzare ad hoc un concerto su suolo pubblico. Varie testate giornalistiche, infatti, hanno riportato diversi casi di eventi, inaugurazioni e concerti annullati per mancanza di licenze e permessi: è successo l’8 dicembre scorso a Castellammare di Stabia, il 19 dicembre a Benevento e pochi giorni prima al Vomero.
Nella puntata di Non è l’Arena del 23 febbraio 2020 si riparte dalla rabbia della volta precedente, scatenata dall’esibizione dell’albero genealogico dei Rispoli – Marino. Ancora una volta, il cantante ribadisce come la famiglia di Tina non abbia nulla a che fare con lui e come comunque appartenga al passato di Tina. È davvero possibile cancellare il passato e ignorare completamente la storia della famiglia in cui si è cresciuti? Ovviamente, nessuno sceglie dove nascere e non si ha colpa per le gesta di chi ci cresce, quando davvero se ne prendono le distanze. Un caso abbastanza noto di vero distacco è quello del cantante pop Maldestro, al secolo Antonio Prestieri, figlio dello stesso Tommaso Prestieri che oggi collabora con la magistratura. Maldestro ha partecipato al Festival di Sanremo nel 2017. La madre, quando capì che l’operaio che aveva sposato in realtà stava ottenendo sempre più potere tra le maglie della camorra, si allontanò da casa, cieca dopo il parto del figlio, e chiese il divorzio, crescendo i due figli da sola e con non poche difficoltà pur di tenerli lontani dal mondo della famiglia paterna. Tony e Tina sono due persone, si ribadisce, incensurate e la presunzione di innocenza è valida in tutto e per tutto anche per loro. Però, forse, dire in tv “la camorra è merda” non è sufficiente per esserne davvero immuni. Lo stesso Tony, nell’intervista rilasciata a Lorella Boccia nel programma di Real Time qualche mese fa e messa in onda lo scorso mese, confessa di essere arrivato a Napoli a 18 anni, senza un soldo, ma con una grande speranza e tanta ambizione, che lo spingono a chiedere prestiti per 3 milioni di Euro pur di poter vivere di musica. A seguito di questa rivelazione inedita, che in parte avvalora anche la tesi di Fanpage, vorrei spezzare lancia per lui, per la sua genuina forza di volontà e per aver davvero creduto e lottato pur di realizzare il suo sogno. Ma c’è un particolare da aggiungere. Tony parla di “persone sbagliate” con cui si è indebitato, “brutta gente”. Non viene specificato nulla, però è facile trarne conclusioni. I debiti diventano un’ossessione per lui, che per tre anni è costretto a cantare in qualunque condizione fisica, a lavorare senza guadagno per poter ripagare i creditori. Aggiunge di aver svolto anche svariati lavoretti, come aiutare a scaricare merci, rivendita di abbigliamento etc. A essere sinceri, se si considerano tutti questi elementi insieme, la storia puzza un po’. Durante l’ultima puntata di Non è l’Arena che lo ha visto ospite, Tony, chiamato a chiarire chi fosse la “brutta gente” che gli prestò i soldi, svela un retroscena alquanto strano: queste persone sbagliate sono le radio, le televisioni, le tipografie, che per anni hanno guadagnato sulla sua pelle più di quanto fosse loro concesso, anche persone che pensava fossero amici. A Rivelo, Tony ammette di essere da una parte felice di aver rischiato, perché i soldi ottenuti in prestito gli hanno permesso di incidere e promuovere i dischi, esattamente la vita che desiderava, ma dall’altra parte rivive quegli anni con angoscia, fino a quando una persona non gli ha detto che era tutto finito, era finalmente libero. Sì, rifarebbe tutto dall’inizio, perché gli è servito per ottenere quel bagaglio di esperienza che gli ha fatto conoscere la vita. Tony non sembra così ingenuo, anche se, come lui stesso riconosce, forse è stato catturato in un vortice più grande di lui, da cui per anni non è riuscito a uscire, o forse non ci è mai riuscito. Le intenzioni di Tony sembrano essere sincere inizialmente, chissà che l’ambizione e la caparbietà non l’abbiano portato a rischiare il tutto e per tutto e al coinvolgimento in amicizie sbagliate da cui non può più tirarsi indietro. Questo, forse, potrebbe spiegare la leggerezza con cui ha regalato la sua voce a personaggi ambigui o notoriamente criminali. A ciò si aggiunga che, se avesse detto di no a tutti, forse oggi non sarebbe il re dei neomelodici; non è nemmeno l’unico tra i big: Red Ronnie, critico musicale e conduttore radiofonico, ospite da Giletti ha fatto notare come persino i Queen, in Sudafrica, si siano recati a casa di noti schiavisti per esibirsi. Pecunia non olet, dicevano gli antichi Romani. In ogni caso, l’elemento che più di tutti desta domande sulla vera vita e sull’assoluta innocenza di Tony è il matrimonio con Tina Rispoli. Sia chiaro, ognuno è libero di sposarsi nel modo che ritenga più opportuno e più consono ai propri gusti (per quanto discutibili come nel caso della coppia), ma è fondamentale raccontare tutta la storia. Non è il matrimonio di per sé ad aver innescato l’inchiesta di Fanpage e lo sdegno di molti, in primis del sindaco di Napoli e del Presidente della Camera Roberto Fico, ma è stato il modo con il quale si è colpevolmente omessa una buona parte del racconto. La questione dei mancati permessi e tutto ciò che può derivarne viene rimesso nelle mani della magistratura, il punto che dovrebbe premere a ciascuno di noi è vedere cosa si nasconde dietro. Se n’è fatta di strada dalla principessa con la coroncina. Una nota del Codacons, pubblicata in seguito alla puntata di Non è l’Arena del 19 gennaio, fa presente che, nonostante le nobili intenzioni del conduttore Giletti, lo spazio concesso alla coppia ha avuto l’effetto opposto a quello sperato, perché ha permesso a “soggetti che hanno frequentazioni sicuramente equivoche di essere spiegati e accettati dal popolo della TV, e di fatto li ha sdoganati presso il grande pubblico”. Forse aveva ragione Oscar Wilde: nel bene o nel male, purché se ne parli. Anche se così si è regalato un eccesso di marketing insperato al brand Tony&Tina, attraverso due modi molto diversi di fare televisione.
Inquadrata dalle telecamere della D’Urso, una signora che riprende l’arrivo di Tina le urla: “Tina, c’è solo invidia su di te, sei bellissima”, e le manda un bacio. Non so voi, ma io, a lei, non ho nulla di invidiare.
Si ringrazia la redazione di Fanpage.it, in particolare il direttore F. Piccinini e il team Backstair, per aver condotto e trasmesso l’inchiesta “Camorra Entertainment”, che ha costituito la fonte principale di questo approfondimento.