La figura del collaboratore di giustizia è stata regolamentata per la prima volta da Giovanni Falcone nel 1991: la legge 82/1991 prevedeva una sorta di riconoscimento ai pentiti che, essendo a conoscenza di particolari dinamiche criminali, decidevano di collaborare con l’autorità giudiziaria. Il ruolo dei pentiti è emblematico perché consente una lettura interna delle organizzazioni criminali e una maggiore consapevolezza del modus operandi di queste.
Normalmente la scelta di aderire al programma di collaboratore di giustizia deriva da esigenze precise quali ritorsioni o possibilità di ottenere uno sconto di pena. Una volta entrato nel programma, infatti, il collaboratore di giustizia ha diritto ad una misura di protezione ad hoc in grado di garantirgli sostegno economico, reinserimento nella società, assistenza legale e protezione per sé e per la famiglia da eventuali ritorsioni.
Fino a qualche anno fa, invece, la misura di protezione prevedeva che il pentito cambiasse anche identità e fosse trasferito in un luogo segreto.
di Eugenia Carretta