La Giornata del Giurista evento che da anni riunisce la community dei giuristi della Bocconi e, attraverso l’intervento di illustri ospiti, affronta temi attuali riguardanti il diritto. La pandemia non ha impedito l’organizzazione di questo evento, tenutosi tramite una diretta streaming: ad intervenire è stato il famoso giornalista e scrittore antimafia Roberto Saviano.
di Francesco Musumeci
La Giornata del Giurista 2021 è stata aperta dal Magnifico Rettore Gianmario Verona, che ha introdotto il tema dell’evento: lo sviluppo di nuove forme di criminalità organizzata durante la pandemia di Covid-19. Ha continuato con i saluti il Dean della Bocconi Law School, prof. Pietro Sirena, il quale, presentando l’ospite, ha spiegato l’obiettivo dell’evento: capire come le mafie e i loro affari stiano andando avanti nell’emergenza sanitaria, e se ci sia il rischio di qualche inserimento di stampo criminale nei progetti di rilancio della economia e di utilizzazione dei fondi europei per la ripresa economica. Viene lasciata così la parola a Roberto Saviano.
L’intervento dell’ospite inizia con una bellissima riflessione sulla sua scelta di denunciare, sulla sua scelta di schierarsi contro le organizzazioni mafiose, che a volte lo porta a chiedersi “chi me l’ha fatto fare?”, ma che sembra più facile da accettare se si guardano le nuove generazioni come la nostra, che sono pronte ad emularlo.
Il suo è un inno alla scelta, la quale sembra essere scomparsa in un mondo attanagliato dalla pandemia dove non è più possibile scegliere nulla. Ma sono le scelte a caratterizzarci: scegliere di affrontare le ingiustizie, oppure fatturare e basta, continuando a ignorarle? A guidarci devono essere i nostri principi e, seppur la realtà ci impone di dover scendere a compromessi, non dobbiamo mai perdere di vista i nostri orizzonti.
La pandemia ha modificato il modo in cui operano le organizzazioni criminali. Basti pensare ai ristori per coloro che sono in difficoltà. Sull’esempio dei cartelli messicani, la mafia si traveste da buon samaritano: porta spesa e cibo alle famiglie che ne hanno bisogno senza chiedere nulla in cambio e se ne va con un beffardo sorriso. E con questo torna successivamente, quando i ristori vengono incassati dalle famiglie, a riscuotere i soldi e così se li accaparra, grazie a un paio di buste della spesa.
Lo stesso meccanismo si ripete col ristoro per le imprese, per le imprese sane che vivono un momento di crisi, e si vedono così sottrarre gli aiuti a loro destinati.
Un altro esempio è la chiusura degli sportelli bancari in provincia. Sportelli locali che conoscevano gli imprenditori del posto, conoscevano i motivi dietro ritardi nel pagamento di un debito e sapevano quando un’attività era sana, a prescindere da cosa riportavano i numeri.
La loro chiusura, centralizzando tutti i servizi verso sportelli più grandi, ha provocato che le mafie, travestite da imprenditori, riuscissero a diventare partner di queste imprese in crisi, spesso individuate grazie all’aiuto di funzionari infedeli di banca (come emerso dalle indagini della DIA). Anche in questo caso bussano alla porta dicendo di voler aiutare la società in difficoltà, come? Mettendo soldi, comprandone una parte, diventando appunto partner.
Questo primo periodo è anche detto “luna di miele”: il corteggiamento, la bella faccia di un debito saldato. Ma dura poco, perché si sa, tutte le lune di miele prima o poi finiscono. E così il partner rivuole improvvisamente i soldi indietro, sapendo che i soldi ormai non ci sono più. Allora la richiesta si modifica, entra nella sfera del privato, chiedendo la casa, la macchina, o altri beni. Non è più semplice usura, è capitalismo criminale.
Non si fermano di fronte a nulla: se il debito non è saldato dall’imprenditore si richiede ai suoi familiari.
Questa pandemia non riguarda solo un virus biologico, ma anche economico. L’economia viene così devastata: quando non possono colpire le imprese dall’interno, le colpiscono dall’esterno, soffocando la concorrenza. Basta un esempio a Saviano per chiarire questo tema: in seguito alla pandemia, la mafia ha tentato di acquistare i grandi hotel della riviera romagnola, cercando di approfittare del periodo di crisi, ma questi non hanno ceduto. Così i criminali hanno iniziato ad acquistare piccoli hotel, bed&breakfast e pensioni che, grazie ai soldi derivanti dal narcotraffico, vengono “dopate” di contanti e ciò permette loro di offrire ai consumatori servizi lussuosi a prezzi ridicoli. È così allora che coloro che non si piegano al mafioso-partner, sono distrutti dal mafioso-concorrente. Il danaro sporco vince sempre sul danaro pulito, se quest’ultimo non viene protetto dallo Stato.
Ed è per questo che bisogna scegliere e prendere una posizione. Un giudice che non prende decisioni, che lascia che il tempo le prenda al suo posto, facendo così durare anni ed anni un processo, alimenta l’esistenza del fenomeno mafioso. Perché il mafioso lo sa: conosce la lentezza della giustizia italiana. Quando commetti un reato, sai dove e perché ti arresteranno, ma quando sei innocente non sai invece da dove ti arriverà l’attacco e non sei preparato. E allora è qui che il giornalista campano ci esorta ad andare sempre affondo, ad approfondire ogni notizia. Chiude citando Jean-Paul Sartre: “essere giovani non significa cambiare sempre idea, ma mettere continuamente alla prova idee e sentimenti”.
Sottolinea così la sua storia, mettendosi alla prova, invitando noi a metterci alla prova, invitandoci a mutare idea non per una convenienza di cambio, ma tenendo testa al nostro percorso. Cita infine i pilastri dell’antimafia italiana: Falcone e Borsellino hanno scelto di schierarsi, più che coscienti che dalla loro scelta non avrebbero ottenuto nulla. Questa decisione, questo strumento di diritto adottato da due uomini come loro, ha permesso di comprendere oggi il senso di quello che siamo, di che Paese siamo. Un Paese che è all’avanguardia nello studio delle mafie e che aiuta tutto il mondo nella comprensione di questo fenomeno. Un Paese che esporta sapere scientifico: chi è caduto ha conosciuto ed ha fatto conoscere. Ha permesso a noi di scegliere, per cambiare, per fare la differenza. L’augurio è quello di essere sempre in grado di scegliere.
Al termine dell’intervento, è stato lasciato spazio ai rappresentanti di noi studenti di porgere qualche domanda all’illustrissimo ospite.
La prima si è soffermata su un aspetto interno della criminalità organizzata: come le famiglie hanno reagito alla pandemia. A cui Saviano risponde che anche le famiglie mafiose possono essere soggette a fallimenti e che ancora oggi “la mafia uccide”. Gli scontri vertono soprattutto sul terreno del narcotraffico, per l’immensa disponibilità economica che produce. Basta fare un esempio semplicissimo: se investo nella cocaina, il fatturato che ricaverò sarà centinaia di volte superiore alla cifra che ho investito e che avrei ottenuto investendo nel mercato legale. In alcuni casi il blocco delle attività economiche ha rallentato anche il narcotraffico, spingendo famiglie mafiose ad allearsi. In altri casi, come in Sud America, il mercato del narcotraffico non ha risentito della pandemia, grazie sia alla lungimiranza dei boss (mentre le nazioni discutevano se il virus dalla Cina fosse una minaccia o meno, i narcotrafficanti facevano scorta e organizzavano servizi di “delivery”), ma anche grazie all’aumento della domanda.
La seconda domanda invece riguarda un aspetto giuridico: il decreto-legge che durante la pandemia ha permesso la detenzione domiciliare in differimento dell’esecuzione della pena.
Qui invece il dottor Saviano ci ha fatto riflettere su quella che è la realtà carceraria. Un carcere governato dal diritto è un carcere anti-mafioso, mentre un carcere dove si accetta di far contagiare i detenuti è un carcere mafioso. Infatti, un carcere in cui è difficile accedere al cibo o alle docce o manca dei servizi essenziali, spinge coloro che ne sono detenuti ad affiliarsi ad un clan, sperando in condizioni migliori, che spesso arrivano in seguito all’affiliazione. Pensare che sia giusto che un detenuto subisca delle vessazioni in realtà provoca danni. L’antimafia è quindi un carcere in cui un detenuto può chiedere il rispetto dei suoi diritti. Il decreto-legge che permise ad alcuni boss di uscire dal 41-bis, non dovrebbe destare preoccupazione, ma anzi è una occasione per evitare che la mafia faccia reclute in carcere.
Saviano cita una sua intervista al boss Maurizio Prestieri, il quale mentre parla, dice: “in tutte le volte che ho fatto il carcere non mi sono mai rifatto il letto”. Questa frase, apparentemente di poca importanza, fa capire quanto un boss, ovunque vada, sia riverito; riverito perché può aiutare. Ecco, un carcere che permette questo deve essere temuto, non un carcere che invece dà diritti.
Rispondendo invece ad una domanda sui nuovi tipi di reati, quali ad esempio quelli informatici, Saviano spiega che spesso ad un massimo grado di evoluzione economica corrisponde un massimo grado di involuzione culturale: infatti mentre il clan Di Lauro investiva in azioni di Microsoft, allo stesso tempo aveva una regola interna per cui, se un affiliato corteggiava la donna di un altro affiliato, sarebbe stato condannato a morte. Notiamo quindi che ad investimenti così ingegnosi, corrispondono regole così retrograde, due aspetti che convivono in parallelo all’interno delle organizzazioni mafiose.
La terza domanda invece ha voluto mettere in evidenza il ruolo che hanno le grandi democrazie.
Domanda alla quale Saviano ha risposto dicendo che le grandi democrazie devono necessariamente intervenire sui paradisi fiscali. L’Europa, ad esempio, favorisce l’operato di Lichtenstein, Lussemburgo, Andorra, Malta, e addirittura Londra. A Londra in particolare è facile far giungere treni di soldi attraverso il Commonwealth, attraverso Malta. La giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa nel 2017, stava cercando di fare luce sul ruolo di Malta nei traffici di denaro internazionali.
Bisogna aiutare le aziende, bisogna aiutarle ad investire in Italia. Sono queste le vere leggi antimafia. Laddove c’è solo profitto c’è mafia, laddove è solo questa la misura per assegnare appalti e non si tiene conto della crescita, dell’occupazione e della creatività delle imprese, allora lì vince la mafia.
La quarta domanda invece ha affrontato il tema dell’istruzione e la comprensione della criminalità organizzata in riferimento alle università italiane. Secondo Saviano temi come questi vengono affrontati ancora troppo poco e per questo è contento del percorso che la nostra prestigiosa università ha iniziato in Europa. Un percorso scientifico per la didattica della criminalità organizzata nel mondo, a differenza di università dove invece a prevalere sono i seminari. Percorsi che permettono un’antimafia non più solo emotiva ma anche conoscitiva.
La quinta domanda invece ha voluto mettere in luce il tema dell’organizzazione sanitaria, del piano vaccinale, l’oro liquido dei giorni nostri, e di come la mafia è pronta ad inserirsi in questi meccanismi. L’ospite risponde spiegando come ad oggi in Italia non abbiamo visto ingerenza della mafia nella distribuzione vaccinale perché mancano i vaccini. Il rischio sarà maggiore in Medio Oriente o in Africa. Ad esempio, in Messico si potrebbe avere una distribuzione solidale da parte dei cartelli simile a quella del cibo. Bisogna però tenere a mente che il sistema sanitario italiano è invaso dalle mafie, e non solo al Sud: come rivelato della “Operazione Infinito”, i vertici della ASL di Pavia erano collegati alle organizzazioni criminali, le quali, tramite la loro presenza nelle ditte c.d. “multi-service”, facevano pressione sui vertici e gestivano danaro pubblico.
Si chiude infine l’intervento di Saviano con una domanda su quali sarebbero le politiche che lo Stato potrebbe mettere in atto. La risposta tocca più temi: la legalizzazione che, seppur moralmente difficile da accettare per molti, sottrarrebbe capitale alle mafie. Ci sono esempi di legalizzazione che hanno avuto successo come in Colorado, ma anche esempi di fallimento, come in Olanda. Questo perché l’Olanda ha liberalizzato, non legalizzato, e non è un caso che l’erba venduta da Cosa Nostra venga proprio dai Paesi Bassi.
Il secondo tema: investire sul territorio, creando no-tax zone e dando agevolazioni fiscali immense per chi investe in posti fortemente colpiti dalla mafia.
La terza soluzione è fermare la criminalizzazione dei flussi migratori: i migranti rappresentano una risorsa gigantesca per un Sud che si sta svuotando. Bisogna fare in modo che i migranti diventino lavoratori con cittadinanza, perché senza inclusione rischiano di diventare strumenti criminali. Sono queste le tre battaglie che il coraggioso giornalista porta avanti.
Infine il dottor Saviano ci saluta con un augurio: quello di, ricordandosi questo periodo, scegliere la libertà di scelta.
Prende allora la parola il Dean professore Sirena, il quale sottolinea come nella nostra università si studi un diritto costruito in laboratorio che punta al rigore tecnico ed alla purezza. Purezza delle categorie concettuali. Diritto che fornisce una sorta di arsenale di armi con cui ci si può difendere nella lotta alla sua affermazione. Diritto che serve ad un giurista, che oltre al rigore tecnico, sia dotato di passione e ricerca della giustizia come il nostro illustrissimo ospite.
La Giornata del Giurista 2021 si conclude con una celebrazione dei laureati in Giurisprudenza, e noi di BSOC, unendoci a questi festeggiamenti, auguriamo loro di poter agire sempre, citando Roberto Saviano, senza mai perdere di vista i loro orizzonti.
Credits: L’immagine di copertina appartiene al profilo Instagram di Roberto Saviano (@robertosaviano_official).