//“Due voci su…” La paranza dei bambini (C. Giovannesi, 2019)

“Due voci su…” La paranza dei bambini (C. Giovannesi, 2019)

di Claudia Gazzola e Felix Molterer

C. Gazzola

Napoli è una città dalla bellezza leggendaria, secolare. È la città del buon cibo, della buona musica, dell’arte e dei tesori sotterranei. Ma è anche la città dove un gruppo di ragazzini può rubare un albero di Natale dalla galleria Vittorio Emanuele. La città dove dai balconi si fanno scendere dei secchi contenenti una mazzetta di soldi, la quota mensile da pagare al clan egemone del momento. Il film ci mostra il cuore pulsante e vero di Napoli, attraverso gli occhi del rione. Sulle strade strette si affacciano molti negozi locali, gestiti da privati, tutti con un tratto in comune: devono pagare una somma mensile al clan che comanda nel rione, ottenendo in cambio sicurezza e tranquillità. È il prezzo da pagare persino per esporre la tua bancarella al mercato di quartiere.

Anche la mamma del protagonista, Nicolas, non è esente dal pagamento, se vuole tenersi la sua lavanderia. Ma a Nicolas questa cosa non va giù. È lui il capofamiglia, nonostante la sua giovane età, è lui che si sente in dovere di proteggere la madre. Inizia a comprendere il valore e il potere dei soldi, grazie ai quali la madre non dovrà più fare sacrifici e lui si sentirà indipendente. Ma, ancor di più, capisce che con i soldi puoi arrivare al potere e alla fine sarai tu a decidere chi paga e quanto. Per guadagnare soldi serve un lavoro, ma non quello dei genitori, no: quello non è abbastanza remunerativo, soprattutto non abbastanza in fretta. Nicolas è un ragazzino sveglio, ambizioso, è un leader nato, capisce subito a chi deve rivolgersi e chi si deve fare amico per ottenere quello che vuole. Prima una “fatica”, poi le armi, la piazza dove gestire lo spaccio e, infine, il rispetto, la gente che lo saluta, la mamma che non deve più pagare, una casa nuova.

I ragazzi de “La paranza dei bambini” ben rappresentano alcuni dei valori della società contemporanea, soprattutto quella più giovane: avere tutto e subito, fare soldi facili e in fretta, così da essere considerati “fighi” e potersi permettere la vita che hanno sempre sognato. Nel film vi è un episodio sintomatico del loro desiderio vorace di apparenza: i ragazzini entrano una prima volta in un negozio di articoli sportivi, affascinati dagli ultimi modelli di sneakers e di felpe firmate, ma si capisce subito che non possono permettersi quella merce. Hanno quell’aria affascinata di chi entra in un negozio “per ricchi” e la bramosia di provare tutto, per avere un’immagine di come sarebbero stati in un’altra vita, ma alla fine non comprano nulla, non possono comprare nulla, chiedono sempre il prezzo e poi strabuzzano gli occhi alla risposta. Il commesso conosce quel genere di clienti, i ragazzini che giocano a fare i grandi, e addirittura li caccia fuori dal negozio. Ma la seconda volta che tornano in quel negozio la situazione è molto diversa, loro in primis sono diversi: sono una paranza ora, entrano per comprare e non solo curiosare, acquistano diversi articoli ciascuno e pagano rigorosamente in contanti. Il commesso, questa volta, non li caccia e non fa una piega davanti a quegli adolescenti prima un po’ scapestrati e “rosiconi” e ora con le mani piene di banconote. Ora possono comprare le felpe e le scarpe firmate, che diventano status symbol del loro potere: ora si sentono i padroni del negozio e del quartiere.

Fa rabbia vedere il talento sprecato di questi ragazzi. Indubbiamente, per gestire una piazza di spaccio ci vuole organizzazione, sangue freddo, astuzia; nel mondo criminale c’è un confine molto sottile tra alleanza e rivalità, è un mondo che ha il suo linguaggio non verbale, le mezze parole, il non detto che i ragazzini sono svegli a interpretare. Chissà cosa potrebbero diventare se sfruttassero la loro sagacia a fini legali, normali, a scuola e poi in un lavoro onesto. Perché in fondo sono adolescenti come tanti altri, alle prese con le prime cotte, le serate in discoteca, i videogiochi, i social network. La differenza è che hanno deciso di dedicare la loro breve esistenza al mondo che ti permette di ottenere più soldi più velocemente, hanno una pistola al posto dello zaino e spacciano droga nei cortili delle scuole al posto di frequentarle. Sono consapevoli del destino che li attende, anche di quello più tragico, ma questo non è un problema per loro, anzi, sono quasi onorati di dare tutto se stessi, anche il sangue se necessario, per la loro effimera gloria. “Muori a ottant’anni centenario, muori a vent’anni leggendario” è la loro filosofia. Sono dei ragazzini che vogliono il tavolo nel privè della discoteca e lo champagne per dimostrare quanto sono in alto rispetto agli altri, sono dei ragazzini che postano la foto della pistola su Facebook per vantarsene, sono dei ragazzini che si inseguono sul motorino e si sparano alle spalle. Perché questo sono in fondo: dei ragazzini.

F. Molterer

La Paranza dei Bambini è essenzialmente un racconto di desideri. Desideri che ognuno di noi conosce e che nel mondo dei romanzi di Saviano portano soprattutto a una cosa: l’ingresso nella malavita.

Per Nicolas, il protagonista del film, si tratta soprattutto di un desiderio di soldi. Soldi facili e veloci per i bisogni dei ragazzi in età puberale che hanno smesso di giocare con i mattoncini di lego non da molto e adesso si trovano di fronte a quello che conta nel mondo degli adolescenti: le relazioni sentimentali, il bisogno di vestirsi bene anziché continuare ad indossare i vestiti scelti dalla mamma, il bisogno di indipendenza. In fondo anche noi ci ricordiamo di certo di questo periodo della nostra vita: l’invidia per i compagni di classe che indossavano maglie firmate e le ragazze carine e attraenti, ma difficili da impressionare, la speranza di poter già prendere la patente per il motorino che sembra un biglietto d’ingresso per il mondo dei grandi. Nicolas, però, non ha solo bisogno di soldi: già all’inizio osserva di nascosto la visita di camorristi al negozio della madre per chiedere il pizzo, un peso molto alto visto le piccole dimensioni della lavanderia che lei gestisce. Alla fine, lo spettatore non è più sicuro se il motivo iniziale per cui Nicolas si propone a un boss della zona siano i soldi o il desiderio di proteggere la madre e facilitarle la vita. Infatti, dopo aver lavorato per pochi giorni per un nuovo boss gli chiederà direttamente se adesso smetteranno di chiedere il pizzo a lei.

Nell’arco di pochi mesi, insieme alla sua paranza Nicolas scoprirà anche molte altre cose: riesce a stupire il commesso del negozio di firme, che prima lo aveva trattato come si tratta uno di cui si sa che gira nel negozio, ma senza potersi permettere niente, e si presenta con un pacco di banconote. Riesce a conquistare la bella ragazza che ha visto alla sfilata in discoteca, riesce ad acquistare nuovi scooter per rinforzare la paranza, riesce a entrare nelle discoteche dove prima gli vietavano l’ingresso perché minorenne. Ma da questo momento non si fermerà più, con conseguenze ovvie.

Guardando il film ci si può accorgere di vari fattori che incidono sulla “probabilità” che i ragazzi diventino criminali e che favoriscono il crimine. Uno è sicuramente l’ambiente ristretto in cui crescono tutti i ragazzi della banda: i pochi chilometri quadrati dentro i confini del rione Sanità dove abitano, vanno a scuola e si incontrano per giocare a calcetto o fare le solite cose da ladruncoli. Lì conoscono i membri della famiglia che attualmente controllano il quartiere e anche quelli che ora non contano più niente: entrando nel palazzo abbandonato di un ex capoquartiere, ora in carcere, riescono ad ammirare la richezza e il lusso che porta la camorra. Sanno in seguito a chi rivolgersi per entrare nel giro e chi evitare per mancanza di potere, con un’ascesa fulminante a seguire.

Una costante sempre presente nel mondo di Nicolas è sempre la madre. Come spesso sottolineato anche in altri film, il padre è assente perché morto o arrestato, e il bisogno del figlio di vederla felice e farla stare meglio è onnipresente. Il ruolo della madre è sia un po’ naturale sia in parte disorientante: ci si chiede, soprattutto nella scena in cui la porta al negozio di arredamento e paga in contanti l’anticipo di tremila Euro, come mai la madre possa accettare che anche il proprio figlio sia entrato nella stessa malavita che le ha già portato via il marito – se in carcere o al cimitero non si sa in questo film. C’è sempre la teoria dell’uomo di casa, il forte erede del padre, e la madre che è fiera del suo successo, indipendentemente da come è ottenuto, ma sembra comunque un po’ innaturale. Non dovrebbe prevalere l’aspetto protettivo?

Quel fascino per la scelta di una vita spericolata si nota anche negli occhi del fratello minore di Nicolas, il quale rimane affascinato dalla pistola che il fratello maggiore porta una volta con sé. Già nei suoi occhi si intravede il motto che prevale fra i giovani del quartiere: meglio una vita breve piena di soddisfazioni da criminale che una lunga e noiosa da persona normale. È qui che la camorra ha potuto agire senza interruzioni, senza che qualcuno trovasse una soluzione per convincere i ragazzi del fatto che la vita può essere bella anche posticipando l’acquisto di una maglia o un nuovo smartphone. Fino a oggi, così dimostra La Paranza dei Bambini, un progetto mai riuscito.