Il “matrimonio dell’anno” in diretta tv, tra giocolieri, carrozze e mancati permessi. La ricostruzione della love story tra Tina Rispoli e Tony Colombo e il suo lato oscuro, emerso dall’inchiesta “Camorra Entertainment” di Fanpage.
Milano, 28 marzo 2020
di C. Gazzola
C’è una carrozza bianca, trainata da cavalli dal manto candido e preceduta da giocolieri e musicisti, che solca le strade di Secondigliano, il quartiere alle porte di Napoli divenuto tristemente famoso per le faide di Camorra raccontate in Gomorra. La gente ai lati della strada scatta foto e si entusiasma, saluta la sposa in bianco dentro la carrozza, che sorride a sua volta dentro un abito da favola. Tutto molto bello. Un matrimonio tra vip, oppure tra nobili, magari reali. E invece no. È il 28 marzo 2019 e le telecamere di Pomeriggio Cinque mostrano in diretta al grande pubblico tutto lo sfarzo (o il trash?) delle nozze tra Tony Colombo, cantante neomelodico originario di Palermo, e Tina Rispoli, nata e cresciuta a Secondigliano, con un precedente matrimonio alle spalle. La conduttrice, Barbara D’Urso, tesse le lodi della “principessa con la coroncina” e il talk show di Canale 5 segue e ricostruisce la storia d’amore tra i due novelli sposi e i festeggiamenti che hanno accompagnato il lieto evento: dal flash mob a sorpresa organizzato da Tony in piazza del Plebiscito a Napoli, al “sì” pronunciato nella Sala Istituzionale del Maschio Angioino, dall’arrivo in Rolls Royce per lei e BMW cabriolet per lui, ai festeggiamenti in una location da sogno, La Sonrisa (sì, quella de Il boss delle cerimonie), con tanto di torta a forma di Tour Eiffel. Fin qui, nulla di troppo strano, se si esclude il dubbio gusto di tanta pompa magna. La coppia torna a far parlare di sé nei giorni seguenti le nozze, ma soprattutto lo scorso ottobre, quando sul sito di Fanpage.it viene pubblicata la prima puntata di Camorra Entertainment, l’inchiesta del team Backstair del giornale online che mira a portare allo scoperto chi sono i veri protagonisti del matrimonio e si interroga se ci sia la Camorra dietro a tutto questo. Chi è davvero Tina Rispoli e cosa si nasconde nel suo passato? Perché la Procura di Napoli ha aperto delle indagini? Le nozze, in realtà, hanno un duplice significato?
Facciamo un passo indietro. Partiamo da Tony Colombo. Antonino Colombo nasce a Palermo, nel quartiere Ballarò, nel 1986. Figlio di una famiglia molto modesta, ma con il sogno di diventare un cantante affermato, con alcuni sacrifici riesce a incidere il suo primo disco e a far parlare di sé. Ancora giovanissimo, si trasferisce a Napoli e nel giro di qualche anno inizia a far parlare di sé e a essere richiesto. Ha partecipato anche a X Factor, senza molta fortuna, ed è stato un concorrente di Ballando con le stelle nel 2014, oltre ad aver cantato per Telethon ed essere stato ospite di Uno Mattina. I riflettori si accedono ancora di più su di lui in occasione del celebre matrimonio, a cui seguono altri inviti nei salotti di Barbara D’Urso. È proprio in occasione di uno di questi, all’inizio di aprile, che Tony si trova a rispondere alle prime accuse contro il suo matrimonio, a seguito di alcuni mancati permessi nell’organizzazione, per cui ci sono nove indagati, tra cui Claudio De Magistris, fratello del Sindaco di Napoli, e Colombo stesso. Lui, però, si mostra sicuro del suo operato e non ha problemi a mostrare le varie carte, per dimostrare come tutto fosse regolare. Il vero scandalo scoppia qualche mese più tardi, quando Fanpage pubblica la sopra citata inchiesta e, oltre ad approfondire i risvolti dei permessi e l’opacità di alcuni episodi, collega i nomi del neomelodico e consorte a una realtà inedita, sollevando diverse (legittime) domande: la Camorra.
Il direttore di Fanpage, Francesco Piccinini, nella puntata di Non è l’Arena del 3 novembre 2019, di cui è ospite, spiega come è nata l’inchiesta. L’elemento che davvero ha colpito è stato l’utilizzo intensivo del mezzo televisivo, che ha portato nelle case degli italiani, a loro insaputa, personaggi molto ambigui e gravi storie di cui prima solo gli esperti erano a conoscenza. Fanpage è partita dall’ex indirizzo di casa di Tina Rispoli, in cui aveva sede anche la sua casa di produzione musicale (per inciso, mai registrata al fisco), situata vicino alla casa di Paolo Di Lauro, lo spietato e astuto boss di Secondigliano, che è riuscito a creare un impero grazie al business della droga e la cui famiglia è stata coinvolta nella tristemente celebre prima faida di Scampia tra l’omonimo clan e gli Scissionisti. Per gli amanti delle serie TV, Paolo Di Lauro è impersonificato da Pietro Savastano in Gomorra. L’indignazione del giornale partenopeo deriva soprattutto da come si sia parlato della coppia in altre trasmissioni, presentata semplicemente come due innamorati che hanno avuto il loro finale da favola: non ci si può fermare al solo matrimonio, senza parlare anche di tutto ciò che vi sta dietro. Tesi condivisa anche dal conduttore, Massimo Giletti, e da altri ospiti della trasmissione di La7, tra cui il giornalista ed esperto televisivo Riccardo Bocca: la televisione ha la sua responsabilità e il dovere di informazione, è sempre necessario specificare il contesto per il pubblico, che non è a conoscenza di tutto. Prima dell’inchiesta di Fanpage, il matrimonio tra Tony e Tina è stato trattato come un semplice evento mediatico, quell’intrattenimento un po’ trash che tanto aiuta gli ascolti; la colpa di questo tipo di TV è aver presentato una realtà depistante, perché ha omesso una buona parte della storia. Non è l’Arena ha trattato largamente il tema in ben tre puntate (3 novembre, 17 novembre e 19 gennaio), durante l’ultima delle quali, finalmente, anche Tony e Tina sono stati presenti per rispondere alle accuse e chiarire (mah) alcuni punti. Fanpage e il programma di Giletti, infatti, sono gli unici ad aver pubblicamente trattato l’altro lato della medaglia di questo fenomeno mediatico, cha portato con sé uno strascico di avvenimenti più lungo del velo da sposa della novella Signora Colombo. Dall’uscita dell’ultima puntata dell’inchiesta, solo silenzio è invece giunto da Barbara D’Urso.
Vi è innanzi tutto la questione dei mancati permessi e l’organizzazione del matrimonio in generale, per cui le cause sono ancora in corso e la magistratura sta seguendo il suo corso. Colombo dice di aver denunciato anche il Sindaco di Napoli e persino la polizia di Chiaia è indagata. Tutto ha inizio tre giorni prima del matrimonio, quando Tony Colombo organizza un flash mob in onore della futura sposa in piazza del Plebiscito a Napoli. Questa manifestazione diventa il primo motivo di discussione: quello che viene definito flash mob, in realtà, risulta un concerto improvvisato in una piazza pubblica cuore del centro storico di Napoli (patrimonio UNESCO dal 1997), per il quale sembrano non esserci state le dovute autorizzazioni. Il neomelodico, quando finalmente si lascia intervistare da Giletti, orologio d’oro al polso, espone la sua versione dei fatti: per organizzare la sorpresa per Tina, egli aveva chiesto personalmente a Claudio De Magistris, fratello di Lugi De Magistris sindaco di Napoli, quale fosse la procedura da seguire per organizzare un flash mob. Egli sostiene di aver chiesto il permesso di occupare la piazza dalle 18:30 alle 23 e di aver ottenuto l’autorizzazione scritta sia del Comune, sia della Polizia municipale di Chiaia (il cui comandante, ricordiamo, risulta indagato nell’inchiesta coordinata dalla DDA di Napoli per omissioni d’atto d’ufficio, insieme al capo dei Vigili Urbani). Ovviamente, ci tiene a specificare che cinque ore sarebbero servite anche per costruire una scatola di polistirolo 2×2 metri riempita da 2000 palloncini. Il flash mob effettivo dura dalle 21:30 alle 22:15, con l’ausilio di una semplice pedana con impianto, montata in occasione di ogni sua esibizione. Le immagini e le dichiarazioni del direttore Piccinini, però, mostrano una realtà ben diversa: sulla base delle registrazioni delle videocamere, il presunto flash mob sarebbe durato dalle 21 alle 23:30 e quello che si vede montato sembra un vero e proprio palco. Inoltre, la promessa sposa arriva in piazza del Plebiscito a bordo di una Hummer Limousine (in una piazza pedonale!), ma Tony sostiene convinto che non ci sia bisogno di permessi per l’ingresso dell’auto, così come per far transitare una carrozza per le strade di Secondigliano sia necessaria una semplice targa e un’assicurazione. Che fosse un flash mob o un concerto, che la carrozza abbia percorso 500 metri o 5 chilometri, che la polizia municipale fosse lì solo per scortare Tina ed evitare il congestionamento del traffico o meno, alla fine la questione dei permessi ricopre un ruolo secondario nella vicenda e viene lasciata in mano ai PM. Anche se è curioso che un filone delle indagini sia finito sulla scrivania della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che indaga per abuso di ufficio e sull’origine del patrimonio del neomelodico.
Selvaggia Lucarelli ha fornito una riflessione interessante a proposito di tanto sfarzo: tramite queste nozze così chiacchierate, la camorra ha fatto sfoggio non solo di avere a disposizione molti mezzi, economici e non, ma il risvolto sociale e mediatico ottenuto ha permesso l’ostentazione del potere e della propaganda, non solo tra gli affiliati, ma anche tra chi li ammira e chi mette like sui social. E la TV, è doveroso puntualizzare come ha fatto Bocca, ha fatto la sua parte, diventando una cassa di risonanza per la vicenda e per la popolarità dei due novelli sposi, i quali sono diventati protagonisti di una bella favola per il grande pubblico, che non sa davvero chi siano perché prima di Fanpage la televisione ha mostrato solo la superficie. Non è, forse, un caso che Tina Rispoli non sia più una donna sconosciuta al di fuori di Secondigliano, una “moglie del Sud chiusa in casa” (così lei si definisce) e sempre all’ombra del marito, che le tace qualsiasi cosa accada. Oggi Tina è un’influencer ed è soddisfatta della sua nuova vita perché ha esaudito il suo sogno di bambina, ovvero diventare famosa. Migliaia di like sui social e un matrimonio indimenticabile, anche se, come ancora ci ricorda la Lucarelli, Tina e Tony non sono i Ferragnez.
Quel giorno, proprio al Maschio Angioino, avrebbe dovuto svolgersi anche un convegno sulle vittime innocenti di camorra. Il condizionale è d’obbligo: l’incontro, infatti, viene spostato nel palazzo di San Giacomo, perché in quella stessa sala istituzionale di uno dei simboli di Napoli si deve sposare l’ex moglie di uno dei personaggi di spicco del clan Di Lauro prima, degli Scissionisti poi, la cui guerra intestina ha provocato oltre 90 vittime. Tra queste, sei sono gli innocenti che quel giorno avrebbero dovuto ricevere almeno il privilegio della memoria e dell’indignazione da parte delle istituzioni, che ancora una volta non è ben chiaro da che parte stiano. Il precedente marito di Tina, infatti, non è un uomo qualunque, ma è Gaetano Marino, un nome ben noto alle cronache locali e non. Tony ha risposto alle accuse dicendo che il trasferimento della manifestazione anticamorra è stato (cito testualmente) “una cazzata”: egli, infatti, aveva regolarmente prenotato e pagato la Sala della Loggia dalle 11 alle 11:45. A riprova della sua innocenza, fa presente che dopo di loro si è sposata un’altra coppia e che, anzi, il Sindaco Luigi De Magistris non li ha sposati in prima persona proprio per partecipare al convegno. Ecco, al Comune di Napoli sono un po’ sbadati. Anche la mancata presenza del Sindaco in persona ha destato qualche sospetto: dalle dichiarazioni di De Magistris e da quanto emerso sui giornali, infatti, sembra che il Primo Cittadino della città partenopea si sia rifiutato di celebrare il matrimonio. Tony aveva chiesto in confidenza al fratello, Claudio De Magistris, se a sposarlo potesse essere proprio Luigi, ma evidentemente, per un motivo o per l’altro, qualcosa è andato storto. Piccinini ne approfitta e incalza il neomelodico: ma quindi, se non fosse stato impegnato con il suddetto convegno, il Sindaco in persona li avrebbe sposati o no? Peccato, per ora non ci è concesso avere una risposta, ma nel frattempo la Procura di Napoli ha iscritto Claudio De Magistris tra gli indagati, oltre a Sarah Terracciano, presidente della Commissione pubblico spettacolo del Comune, e Mafalda Fasanella, membro della Segreteria del sindaco e dell’ufficio cinema, per i quali si ipotizza il reato di abuso di ufficio. I cinque ispettori della Polizia Penitenziaria, trombettisti della banda, che hanno suonato al matrimonio sono stati prima sospesi e poi recentemente licenziati, con l’accusa di danno d’immagine e perdita del rapporto di fiducia con il Corpo. Inoltre, il magistrato antimafia Alfonso Sabella, ospite da Massimo Giletti nella puntata de Non è l’Arena del 17 novembre scorso, sottolinea anche un secondo aspetto. Aver prestato un servizio proprio a quel matrimonio è un’aggravante, il vero problema è di fondo: i funzionari dello Stato, infatti, non possono esercitare alcuna forma di secondo lavoro o impiego, possono lavorare solo per lo Stato.
Tony Colombo non è l’unico cantante neomelodico nel panorama italiano e non è il primo su cui grava l’ombra di incarichi professionali assegnati da personalità poco trasparenti. Il “battesimo” che lancia la sua carriera di cantante, infatti, avviene grazie a Mario Merola, il quale, fa sapere Fanpage, era il primo a essere cercato spesso dai boss. Un caso simile si riscontra in Sicilia e vede come protagonista il neomelodico Andrea Zeta, nome d’arte di Filippo Zuccaro, il cui padre ergastolano, Maurizio Zuccaro, è un fedelissimo di Nitto Santapaola, detto “il cacciatore”, considerato uno tra i più potenti e sanguinari boss mafiosi di Cosa Nostra e tra i mandanti di alcune stragi eccellenti, come l’omicidio del Generale Dalla Chiesa, di Pippo Fava e di via d’Amelio. Andrea Zeta viene dalla provincia di Catania, in particolare dal comune di Misterbianco, sciolto per infiltrazioni mafiose; lui stesso è stato indagato per associazione mafiosa ed è stato agli arresti domiciliari fino allo scorso giugno. Non è nemmeno giusto, però, generalizzare: non tutti i neomelodici devono per forza essere legati alla malavita ed è pur sempre vero che gli aspiranti cantanti in cerca di successo seguono la scia dei soldi, come fanno tanti. Sembra esserci un filo sottile tra la consapevolezza e la volontà di questi cantanti di terre difficili e la loro professionalità, al punto che il Magistrato Sabella li definisce i “cantastorie della mafia”. Selvaggia Lucarelli in diretta da Giletti ha duramente condannato il loro comportamento superficiale: accettare soldi da chi non si conosce e che, soprattutto, non si vuole davvero conoscere non solo non è una scusante, ma è anche segno di una certa vicinanza e accettazione di un mondo a cui ci si avvicina senza farsi troppe domande. Tony Colombo è il primo a giustificarsi più volte, nelle varie trasmissioni in cui è stato ospite, sui social e sui giornali, dicendo di aver sempre fatto tutto in regola, ma di non chiedere i documenti quando qualcuno lo chiama a cantare o gli chiede un selfie, né tantomeno di discriminare chi lo invita. A suo dire, si scopre che una certa persona sia malavitosa solo dai giornali; e in tv, da Giletti, aggiunge di non aver mai cantato per Cutolo. Peccato che Cutolo sia in carcere dal 1979 e Colombo sia nato sette anni dopo…
Si ringrazia la redazione di Fanpage.it, in particolare il direttore F. Piccinini e il team Backstair, per aver condotto e trasmesso l’inchiesta “Camorra Entertainment”, che ha costituito la fonte principale di questo approfondimento.