//“I BENI CONFISCATI: un’opportunità da cogliere” – a cura di Roberta d’Amore

“I BENI CONFISCATI: un’opportunità da cogliere” – a cura di Roberta d’Amore


Mafia Spa è la prima impresa italiana per fatturato ed utile netto.

Per eliminarla è necessario colpire il suo patrimonio confiscando i beni: per questo motivo, per oltre quarant’anni la confisca ha rappresentato uno strumento indispensabile per la lotta antimafia.

In Italia il fenomeno dei beni confiscati, siano essi immobili o aziende, ha raggiunto, in particolare negli ultimi anni, una dimensione economica e finanziaria considerevole. È di vitale importanza analizzare la composizione di questi beni e cercare di valutare se gli strumenti a disposizione delle Istituzioni siano efficaci al fine di ridare vita agli immobili e alle imprese coinvolte.

Per fare in modo che questi beni confiscati vengano impiegati in progetti per scopi di interesse pubblico e sociale e, che quindi, ne venga evitato lo spreco, sono presenti nel nostro Paese, a livello nazionale, ma anche regionale, normative che si occupano di definirne le modalità di impiego e riutilizzo, a partire dalla legge Rognoni – La Torre del 1982.

Attaccare le risorse patrimoniali delle organizzazioni criminali, siano queste immobili, aziende, liquidità o partecipazioni, è necessario sia per bloccare circoli viziosi, evitando che vadano ad alimentare altre attività illegali, sia per consentire allo Stato e ai cittadini di riappropriarsi di beni in precedenza sottratti alla collettività.

Il quadro legale

L’introduzione delle prime misure di “prevenzione patrimoniale” avviene con la legge n. 646 del 13 settembre 1982, la c.d. legge Rognoni – La Torre. Con questa viene inoltre introdotto per la prima volta il reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis). Alla formulazione tecnica di questa legge presentata alla Camera dall’on. Pio La Torre, avevano partecipato, tra altri, i due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel disegno di legge le misure di prevenzione patrimoniale sono descritte come “strumenti essenziali della lotta alla mafia” poiché “colpiscono gli indiziati di appartenere ad associazioni mafiose proprio nella disponibilità degli ingenti patrimoni cui spesso attingono, che costituiscono, com’è universalmente riconosciuto, l’arma più efficace del mafioso per sfuggire alla giustizia attraverso l’omertà, le collusioni con gli apparati pubblici e privati, l’intimidazione, il conseguimento di rilevanti subappalti, ecc.”.

Successivamente, con la legge n. 109 del 1996, vengono definite con maggiore dettaglio le disposizioni in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati o confiscati. In particolare viene puntualizzato che i beni immobili possono alternativamente essere: mantenuti al patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, ordine pubblico e di protezione civile, oppure trasferiti al patrimonio del comune in cui si trova l’immobile, per finalità istituzionali e sociali.  Al comune è permesso amministrare personalmente il bene, oppure assegnarlo in concessione a titolo gratuito a comunità, enti, organizzazioni di volontariato, ecc.

Quando rimangono nelle disponibilità dello Stato, questi beni possono essere messi in affitto se sono società con prospettive di continuazione dell’attività produttiva, oppure possono essere venduti o liquidati. Possiamo trovare tutti gli articoli che riguardano la gestione dei beni confiscati nel Codice Antimafia; nello specifico nel Titolo III “L’amministrazione, la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati”.

L’amministrazione dei beni confiscati è, dal 2010, sotto la responsabilità dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC). L’ente ha sede principale a Roma e sedi distaccate a Milano, Reggio Calabria, Napoli e Palermo. L’istituzione dell’Agenzia ha come scopo dichiarato quello di cercare di velocizzare le pratiche di sequestro e destinazione dei beni, cercando di superare le carenze della precedente modalità di gestione. L’Agenzia si occupa, come descritto dall’art. 38 del Codice Antimafia, già durante la fase giudiziaria, di raccogliere informazioni utili e di individuare eventuali problematiche e criticità che potrebbero insorgere nella restituzione del bene alla collettività. A questo compito si affianca quello di continuo monitoraggio dei beni già destinati, per fare in modo che non venga mai meno la presenza dello Stato sul territorio.

Nell’ottobre 2018 l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza recante disposizioni in merito alla gestione dell’ANSBC ha destato preoccupazioni: viene infatti incentivata la vendita degli immobili confiscati in caso di difficoltà nel processo di destinazione. Le perplessità espresse da Libera, e da altre associazioni e sindacati, riguardano la possibilità che la vendita ai privati non sia più vista dall’Agenzia come una extrema ratio, ma che diventi una pratica quotidiana, facilitando così la riappropriazione dei beni da parte delle organizzazioni mafiose e perdendo di vista il fine sociale di restituzione dei beni alla collettività.

Definizione e numeri del fenomeno

È necessario spiegare la distinzione tra i beni “in gestione” e i beni “destinati”. I primi sono beni sottoposti a confisca, anche non definitiva, e sequestro (in quest’ultimo caso la gestione è in mano al Tribunale competente) che non sono ancora stati trasferiti alle Amministrazioni dello Stato o agli altri Enti e quindi sono ancora sotto la gestione dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC).

I beni destinati sono invece quelli che sono già stati assegnati a specifiche attività, per questi beni le procedure sono giunte al termine. Purtroppo “bene destinato” non è sempre sinonimo di “bene utilizzato e in funzione”: ci sono infatti molti casi di beni destinati che rimangono ancora inutilizzati.

Per renderci conto dell’importanza di questi beni a livello regionale e nazionale, è utile dare un’occhiata ai numeri loro riguardanti:

Ad oggi (13/01/2020) il totale degli immobili confiscati (in gestione e destinati) ammonta a 33.838, concentrati per oltre il 90% in 6 regioni: Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Lombardia e Lazio (dati ANBSC). Le aziende confiscate sono invece 3.955. La prima regione per numero di immobili confiscati è la Sicilia, con oltre 12.871 unità. Solo nel 2018 gli immobili e aziende destinati sono stati 2.494.

ConfiscatiBene

L’associazione Libera da anni si adopera perché i beni confiscati trovino un impiego e vengano restituiti alla collettività in tempi brevi. Libera, insieme a TIM e OnData, ha creato un portale online, “Confiscati bene 2.0”, per favorire la trasparenza grazie alla diffusione di open data sui beni confiscati presenti in tutta Italia. Il progetto ha origine nel marzo 2014, quando un gruppo di civic hacker viene chiamato per monitorare l’assegnazione dei beni confiscati a Napoli. I partecipanti hanno quindi l’idea di rendere i dati sui beni confiscati open e fruibili da parte di chiunque. Nasce così ConfiscatiBene, un progetto per la raccolta e mappatura dei beni confiscati. ConfiscatiBene è un gran successo fin dall’inizio e fa da apripista per il progetto Confiscated Goods, prima mappatura europea dei beni confiscati.

Successi e fallimenti

Tra i numerosi beni destinati, sono molti i progetti andati a buon fine e che rappresentano dei veri e propri esempi di successo anche a livello imprenditoriale, come le cooperative di LiberaTerra. Realtà come questa danno a tante persone, soprattutto giovani, la possibilità di impegnarsi nella gestione di aziende e imprese agricole, innescando un circolo virtuoso che possa ridare vita a luoghi che altrimenti sarebbero abbandonati.

Libera Terra è un’associazione di cooperative agricole e botteghe che perseguono insieme l’obiettivo di recupero dei beni e dei terreni confiscati, tramite la creazione di aziende cooperative autonome, in grado di dare lavoro e di produrre beni in modo sostenibile.

Purtroppo non sempre lo Stato, o le associazioni private, riescono a gestire le confische con successo: spesso il processo incontra degli ostacoli già nel periodo che va dal sequestro alla confisca, ed i beni così finiscono per andare in rovina e diventare inutilizzabili.

L’intervento dello Stato porta, nel 90% dei casi, alla chiusura di aziende che comunque garantivano posti di lavoro, non essendo quindi in grado di riportare queste società nella legalità. Si cade così in un terribile paradosso: le mafie danno lavoro e lo Stato lo toglie. È quello che è successo a Bagheria (PA) dove più di 120 operai hanno perso il lavoro in seguito al sequestro di alcune imprese edili facenti parte del gruppo Aiello. La confisca definitiva, avvenuta nel 2013 dopo 11 anni di sequestro, invece di rappresentare un’occasione di rinascita nella legalità, ha significato fallimento, cassa integrazione e licenziamento per i tanti lavoratori.

In conclusione, i beni confiscati risultano essere una risorsa importante per il nostro paese, sia in termini di strumento di lotta alle mafie, sia per l’opportunità economica e sociale che rappresentano per i territori italiani. Per fare in modo che non ci siano più fallimenti come quello di Palermo, è essenziale che le risorse messe in campo dallo Stato siano sempre maggiori e che l’impiego e la gestione dei beni in questione sia un’occasione di sviluppo e di crescita economica. Le Istituzioni stanno andando in questa direzione: lo scorso novembre è stato presentato dall’ANBSC un nuovo progetto di open data e, dal 2017 ad oggi l’organico dell’Agenzia è passato da 30 a 200 unità. Oltre a ciò, le nuove tecnologie rappresentano un’opportunità e progetti come ConfiscatiBene 2.0 permettono una maggiore trasparenza e una sempre più intensa partecipazione dei cittadini. Sono strumenti che aiutano lo Stato ad essere sempre più incisivo nella lotta alle organizzazioni criminali.

Link utili:

https://www.camera.it/_dati/leg08/lavori/stampati/pdf/29820001.pdf#nav
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1996/03/09/58/so/44/sg/pdf
https://www.benisequestraticonfiscati.it/agenzia_1.html
http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/11/06/news/il-fallimento-dopo-la-confisca-1.186522
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/09/05/news/mafia-la-mappa-dei-beni-confiscati-ma-spesos-lo-stato-non-riesce-a-gestirli-1.178810

archiviopiolatorre.camera.it

https://www.libera.it/schede-620-decreto_sicurezza_la_vendita_dei_beni_confiscati_desta_forti_perplessita_resti_l_extrema_ratio