di Felix Molterer
È stato un brutto risveglio per la Germania, quello del 15 agosto 2007, dopo anni in cui i cittadini non avrebbero mai pensato che nel loro paese il crimine organizzato potesse costituire un problema di maggiore rilievo. I primi a saperlo furono gli investigatori del BKA, la Criminalpol tedesca: trovandosi di fronte a sei cadaveri ed esposti alle critiche, sono stati costretti a prendere atto della presenza della ‘Ndrangheta e altre organizzazioni mafiose nel loro paese.
Era il giorno dopo la strage di Duisburg, nota anche come la “strage di Ferragosto”, un bagno di sangue avvenuto vicino a una pizzeria rinomata, nei pressi della stazione di Duisburg, una città di ben 500 mila abitanti nella regione Renania Settentrionale-Vestfalia. A bordo di due macchine furono trovati i cadaveri di sei persone, con età fra i 16 e 39 anni e intorno al luogo del crimine settanta pallottole sparate da una mitraglietta. Presto si scoprì esservi qualche legame con la ‘Ndrangheta, data non solo l’origine calabrese di tutti e sei gli scomparsi, ma anche per il fatto che il ristorante “Da Bruno”, dove i morti avevano trascorso la serata, era di proprietà della famiglia Strangio. Quest’ultima è molto nota in Italia per i vari eventi di sangue commessi durante la cosiddetta “faida di San Luca”, una guerra mafiosa fra le due famiglie principali del paese calabro di San Luca, noto come uno dei centri della ‘Ndrangheta.
Era senza dubbio un evento che ha fatto aumentare l’attenzione pubblica, e da allora in poi si trovano in modo regolare notizie sulle mafie italiane in Germania, dove nel frattempo gli investigatori sono giunti alla conclusione che il loro paese costituisce un centro d’attività molto importante per le associazioni mafiose italiane. La strage è stata così memorabile che persino gli sceneggiatori della seconda stagione di Gomorrasi sono ispirati all’accaduto, integrando una puntata in cui don Pietro si nasconde in Germania e sopravvive grazie all’avviso di suo figlio Genny a un agguato al locale in cui i due camorristi si trovavano per affari.
Fu un crimine così unico e grave che creò un interesse fortissimo non solo da parte dei media, ma anche della stampa internazionale. E la domanda era sempre la stessa: com’era possibile che la presenza della Mafia italiana in Germania si fosse stabilita così inosservata?
L’ultimo atto della faida di San Luca
Partiamo dall’evento che ha fatto uscire la Germania da un silenzio, secondo alcuni un colpevole silenzio. Uno dei primi a prendere posizione fu Roberto Saviano: “Da almeno vent’anni i poteri criminali calabresi e campani investono in Germania. L’edilizia all’est è controllata dalla ‘Ndrangheta e dalla camorra, centinaia di aziende subappaltatrici hanno legami con i clan […]”. E dunque toccava al BKA tedesco far luce sulla situazione vera.
Poco dopo la strage furono identificati le vittime: tutti giovani adulti intorno ai vent’anni, tranne un trentanovenne e un ragazzo minorenne di appena 16 anni. L’indizio più importante era il luogo di nascita: tranne Tommaso Venturi, il cui diciottesimo compleanno aveva costituito il motivo per cui i ragazzi avevano festeggiato nel ristorante, tutti erano nati a Locri, l’ospedale più vicino alla famosa città di San Luca. San Luca è noto come un paese quasi blindato e inaccessibile ad estranei, considerato un centro per la ‘Ndrangheta quanto è stato Corleone per Cosa Nostra in Sicilia. Tommaso Venturi era l’unico a essere nato in Germania e solo tre delle vittime vivevano nel Paese, mentre gli altri tre si erano recati lì proprio per quest’occasione. Infatti, si è supposto che il diciottesimo compleanno di Venturi fosse stato solo un pretesto per un rito d’introduzione alla mafia, data l’immagine bruciata di un santino che fu trovata nelle tasche del ragazzo.
Dopo la strage furono presto individuati due colpevoli per cui la polizia rilasciò un ordine internazionale di cattura, inserendoli anche nell’elenco dei trenta ricercati più pericolosi: i presunti killer erano Giovanni Strangio e Francesco Romeo, affiliati alla cosca dei Nirta-Strangio. L’arresto avvenne nel marzo del 2009, ad Amsterdam, dopo essere stati scoperti grazie ai contatti telefonici con la cosca calabrese che la polizia aveva intercettato.
Furono condannati nei vari gradi del processo di Locri all’ergastolo, insieme ad altri imputati: dopo la sentenza di primo grado emanata nel 2011, nel 2016 finalmente la Cassazione confermò le sentenze.
Le dimensioni del fenomeno
Mentre collaborava con i probabili responsabili per la strage di Duisburg, il BKA aveva anche un altro compito importante: fare luce sulla situazione delle associazioni mafiose di provenienza italiana in Germania. Dal primo rapporto a riguardo, pubblicato nel 2009, emerge che nel territorio tedesco sono presenti tutte le mafie principali – Camorra, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra. Riguardo alla ‘Ndrangheta, questa sembra particolarmente radicata: il rapporto parla di 229 clan familiari presenti sul territorio e circa 900 membri operativi. Nelle 16 regioni tedesche sarebbero presenti in moltissimi settori: le attività comprendono traffico delle armi, riciclaggio di denaro sporco, narcotraffico, estorsioni e smaltimento di rifiuti tossici. Le attività sembrano inoltre in uno stato di espansione: nell’arco dei due anni precedenti al 2009, 65 giovani calabresi sarebbero venuti a lavorare in ristoranti affiliati ai clan. Il rapporto evidenzia la presenza di una rete di ristoranti italiani sistematicamente usati come filiali di una catena mafiosa, con un numero complessivo di 70 ristoranti, di cui la maggior parte (61) gestiti dalla famiglia Pelle-Vottari, l’altra famiglia di San Luca, nemici dei Nirta-Strangio. I gestori dei ristoranti sarebbero prevalentemente prestanomi – gente che logicamente non potrebbe disporre del capitale necessario per gli investimenti iniziali per l’apertura di un ristorante come il “Da Bruno” di Duisburg, un locale arredato con gusto. Al contrario di cosa si potrebbe pensare, il luogo della strage non corrispondeva per niente allo stereotipo della pizzeria di bassa qualità e senza ospiti in cui vengono riciclati i soldi sporchi, anzi: il “Da Bruno” aveva ospitato persino i festeggiamenti per il Mondiale del 2006 ed era un luogo di incontro per molti cittadini di Duisburg. Probabilmente i soldi necessari provenivano dall’organizzazione e i gestori erano soltanto dei prestanomi.
E questo sistema era già stato fondato tanti anni fa: infatti molti, tra cui anche Roberto Saviano, confermano la presenza di Camorra e ‘Ndrangheta già dopo la caduta del muro di Berlino, dopo la quale le mafie avevano investito soprattutto nel settore dell’edilizia e del tessuto, sfruttando anche la presenza in Paesi vicini come la Repubblica Ceca o la Polonia.
La percezione della mafia in Germania
Ogni tanto, invece, non c’è bisogno dell’intervento delle forze d’ordine per combattere la mafia in Germania: poco tempo dopo la strage di Duisburg, a Berlino alcuni cittadini di origine italiana hanno istituito il primo movimento antimafia in Germania. Si chiama “Mafia? Nein danke” (Mafia: no grazie). Lo scopo del movimento è di chiarire e fare presente il pericolo che le mafie italiane costituiscono anche per la Germania. Poco dopo entrò anche in azione, quando vi fu un tentativo di estorcere il pizzo da gestori di ristoranti italiani berlinesi – ovviamente questa volta non affiliati alle cosche – da parte di presunti membri della camorra. Venivano usati i soliti strumenti di intimidazione – fu dato fuoco a varie macchine e a un ristorante. Con l’incoraggiamento e il supporto di “Mafia Nein Danke”, oltre 40 ristoranti hanno denunciato la tentata estorsione alla polizia, e in seguito furono arrestati i colpevoli. Dal 2008 in poi, il movimento ha provveduto a organizzare tanti eventi, invitando vittime, giornalisti e rappresentanti della politica e delle forze dell’ordine.
Il fatto che il movimento sia stato fondato da italiani, però, già dice qualcosa sulla percezione della mafia in Germania. Secondo la giornalista Petra Reski – una donna coraggiosa e molto famosa per le sue ricerche sulle associazioni di stampo mafioso italiane – alla strage di Duisburg è mancato un elemento molto importante: il coinvolgimento di persone di origine tedesca. La strage viene ricordata per la brutalità e il numero di vittime senza precedenti, ma similmente viene dimenticata con il passare del tempo perché sia colpevoli sia vittime erano di origine italiana. Quindi l’accaduto si è consumato senza danni a persone di origini tedesche, in caso contrario la popolazione si sarebbe sentita attaccata e avrebbe reagito in modo più deciso. Così rimane un bagno di sangue consumatosi fra estranei alla comunità tedesca. E, soprattutto, è l’unico evento davvero sanguinoso che le mafie italiane hanno commesso in Germania finora. In un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung, Roberto Saviano ha ricordato l’errore che la Germania sta commettendo: assumere che la mafia sia forte solo quando spara. Quando le organizzazioni criminali sono diventate forti in Germania, le associazioni erano ormai arrivate da tanto tempo alla conclusione che gli affari vanno meglio nei periodi di pax mafiosa. Un ulteriore problema è il fatto che non esiste qualcosa di simile all’articolo 416 bis del codice penale italiano: se vengono svelate delle attività illegali commesse da membri della ‘Ndrangheta, non c’è un vero processo “contro la mafia”, quindi l’attenzione pubblica è più bassa. Queste condizioni valgono ancora oggi. Per il momento, inoltre, questa è concentrata piuttosto sul terrorismo islamista e la presunta presenza di soggetti islamisti che potrebbero potenzialmente commettere degli attentati.
Nonostante tutto, bisogna dire che già l’approccio di “Mafia – Nein Danke” non è sicuramente male: infatti, è la comunità italiana in Germania quella di cui le mafie hanno bisogno per poter sviluppare al meglio le loro operazioni. Se essa venisse sensibilizzata nei confronti delle associazioni criminali, almeno un primo passo sarebbe stato fatto.
Le notizie riconfermano che le mafie italiane sono ancora molto attive nel territorio tedesco: durante la cosiddetta operazione “Pollino”, un blitz a livello europeo che ha interessato soprattutto la ‘Ndrangheta, sono avvenuti degli arresti anche in Germania. Si trattava soprattutto di traffico internazionale di droga. Un altro intervento delle Forze dell’Ordine è avvenuto a gennaio di quest’anno e ha colpito il clan ‘ndranghetista dei Farao. Una componente molto caratteristica della presenza mafiosa in Germania è che in entrambi casi erano coinvolti gestori di ristoranti italiani, confermando di nuovo che le mafie italiane si organizzano in buona parte attraverso una rete di ristoranti controllati da loro.
La strage di Duisburg sarà già dimenticata nel frattempo, ma l’attualità del fenomeno ‘Ndrangheta per il Paese è rimasta la stessa. Finché l’attenzione pubblica si concentra su altro, però, gli investigatori del BKA devono accontentarsi soprattutto di collaborazioni con la polizia italiana per mettersi sulle tracce dei criminali che di nascosto si sono infiltrati nel paese.