//“Due Voci su… ” Gomorra: mafia in TV e rischio emulazione

“Due Voci su… ” Gomorra: mafia in TV e rischio emulazione

Tema sempre caldo quando si parla di mafia e criminalità organizzata oggi è quello degli effetti collegati alla sua raffigurazione in film e serie tv, oltre che a quella mediatica.

Questa modalità particolarmente spettacolare di racconto, legata segnatamente ad esigenze di audience, rischia di suscitare un senso di emulazione negli spettatori?

I due membri Martina e Alessandro condividono le loro considerazioni:

I giovani sono come delle spugne: assorbono tutto ciò che gli è possibile assorbire. È questo un concetto che bisogna avere chiaro in mente quando si parla di informazione tramite tutte le sue varianti -libri, media e anche televisione-. I ragazzi sono facilmente influenzabili e proprio per questa loro fragilità è opportuno, dunque, che vengano dati loro i mezzi per poter formulare le proprie idee in merito ai temi più disparati senza tentare svariate forzature. Così, quando la televisione, mezzo di comunicazione, oggi, per eccellenza, tocca un argomento tanto delicato quanto scottante quale la mafia è necessario che questo connubio sia -in maniera più assoluta- educativo. È questa la bandiera portata in alto da numerosi magistrati scagliatisi contro le serie televisive sulle mafie. La paura è infatti quella che vengano emulati comportamenti errati, che si crei empatia con personaggi romanzati, che si distorca una realtà in continua evoluzione. Giuseppe Borrelli, uno dei tre coordinatori della DDA di Napoli, che negli ultimi giorni, assieme ad altri suoi colleghi, si è scagliato contro la serie televisiva Gomorra, puntualizza che la critica non è sulla forma del prodotto cinematografico, ma su come questo sia stato e sia capace di distogliere l’attenzione dall’attuale configurazione della camorra. Ma non solo, l’allarme sta nella troppa simpatia che si può avere nei confronti dei personaggi, soprattutto da parte dei giovani che, davanti le scuole, ripetono a gran voce le espressioni partenopee espresse nella serie. E’ un pericolo poiché quando si è giovani -e magari non opportunamente istruiti- si è anche inesperti e piuttosto incapaci di saper distinguere il bene dal male e, dunque, se i mezzi di comunicazione non esprimono totale chiarezza in ciò e non si offrono come supporto alla comprensione della cattiveria, aggressività e ingiustizia di determinati atteggiamenti si rischia che per cinquanta euro in più o per la sola fame di potere si sia disposti a servire le mafie senza comprenderne la pericolosità e gravità.

Martina Strangis

ll rischio di emulazione tristemente esiste, ma il suo impatto deve essere valutato con cautela. Preso atto delle problematiche, occorre considerare anche i benefici della rappresentazione televisiva e bilanciarli con i costi: la TV ha messo sotto i riflettori il fenomeno criminale, così come lo aveva fatto il libro all’epoca, ma raggiungendo un pubblico ancora più ampio, più “basso” se vogliamo.

Bisogna raccontare, non ci si può esimere dal raccontare; e necessariamente nel farlo si è portati a scendere a compromessi tra una raffigurazione pedissequa dei fatti e un’immagine verosimile ma più “di spettacolo”, che renda il prodotto fruibile a tutti.

Forse Gomorra non esprime in senso tecnico «l’attuale configurazione della camorra», ma ne coglie l’essenza. In più, chiunque abbia guardato film e serie con consapevolezza può riconoscere che Gomorra non permette di «simpatizzare con i personaggi». Ogni vita è precaria, ciascuno commette indicibili atrocità, nessuno viene risparmiato… Il metodo di narrazione è sapiente nel non mostrare alcun lato affascinante nella mafia, ma solo i suoi aspetti crudi e terribili.

Che poi certi programmi debbano essere vietati sotto una età minima e che un certo pubblico dovrebbe essere educato ad una comprensione critica di quello che vede è fuori dubbio; ma questa non è certo una responsabilità che si può addossare a degli sceneggiatori.

Alessandro Ghiretti